XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

10 Lug

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Colore liturgico VERDE (anno C)

 “FARSI PROSSIMI …”

 CANTO DEL VANGELO  (Gv 6,63.68)

Alleluia, alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;
tu hai parole di vita eterna.

Alleluia.

 VANGELO (Lc 10,25-37)
Chi è il mio prossimo?

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore
Lode a te o Cristo

COMMENTO di don Roberto Seregni

C’è un uomo. Di lui non si sa nulla, se non il suo cammino: da Gerusalemme a Gerico. Su questo cammino l’uomo incontra i briganti, lo spogliano, lo picchiano, lo lasciano mezzo morto.
Così, il Rabbì di Nazareth, introduce uno dei suoi racconti più famosi. Il maestro della legge chiede chi è il suo prossimo, argomento dibattuto tra gli esperti della scrittura. Gesù ribalta il problema. Ciò che conta non è delimitare il confine con chi è prossimo e chi non lo è. La prossimità evangelica non ha steccati, il prossimo non è etichettabile.
Passano un sacerdote e un levita. Sono il fior fiore della società israelita, eppure passano oltre.. Nessuno dei due si occupa in nessun modo di lui. Luca non si dice il motivo per cui non si fermano. Vuole creare un forte contrasto con il terzo personaggio: un samaritano che passa di lì per caso, come il sacerdote e il levita; non si tratta di un buon giudeo, è invece un eretico, un peccatore, odiato dagli ebrei. Ma è con lui che il Rabbì chiama gli ascoltatori a confrontarsi.
Il racconto di Luca scava a fondo: dove meno te lo aspetti, dove non avresti mai scommesso, né puntato due lire, proprio lì sei invitato a focalizzare il tuo sguardo.
Il samaritano diventa modello dell’amore nelle sue declinazioni più concrete.
Non si preoccupa dell’identità dello sventurato, gli si va vicino, gli presta il primo soccorso, si prende cura di lui e lo accompagna alla locanda. Mi piace l’accuratezza con cui Luca descrive le cure e l’attenzione del samaritano. C’è una bellezza profonda in quei piccoli gesti, in quella gratuità che anticipa i bisogni e le necessità del ferito.
“Chi è stato prossimo?”, chiede Gesù. Ecco il ribaltamento. Non ci sono steccati o recinti nei quali riconoscere il prossimo; non è questo il problema. Gesù invita ad abbattere le distanze, a farsi prossimi, ad avere cura di chi hai vicino senza stabilire circonferenze di appartenenza o di esclusione.
“Va’ e anche tu fa’ lo stesso”, dice Gesù. Lo dice al dottore della legge, ma pure a noi. Coraggio, va’, non avere paura! Come il buon samaritano prenditi a cuore le ferite di chi ti sta vicino. Grandi o piccole che siano, ferite del corpo o del cuore, colpevoli o incolpevoli, non passare oltre, non fare finta di non vedere, non dirti che non è compito tuo. Un sorriso, una piccola attenzione, una parola, possono dar vita a prossimità impreviste e inzuppate della presenza di Dio.
Ricorda che l’amore è l’unica ricchezza che si moltiplica donandola e condividendola. Più la spendi e più ne sei ricco. Più la condividi e più i tuoi occhi si fanno attenti a scovare nuovi volti da incrociare e nuovi abbracci da riempire. Provare per credere.