XXVI Domenica del Tempo Ordinario
«Chi lavora al Regno dei cieli?
Chi sa rinunciare al proprio IO e
converte il cuore alla logica di Dio»
Colore VERDE (anno A)
XXVI DOMENICA del
TEMPO ORDINARIO
“NON I RITI, MA IL DONO DI SÈ … PIACE A DIO”
CANTO DEL VANGELO (Gv 10,27)
Alleluia, alleluia
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia
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VANGELO (Mt 21,28-32)
Pentitosi andò. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Parola del Signore
Lode a te o Cristo
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COMMENTO
Nella parabola “degli operai dell’ultima ora” che abbiamo ascoltato domenica scorsa, Gesù, in cammino verso” Gerusalemme” (cioè verso il dono totale di sé nel sacrificio della vita), chiede ai suoi discepoli di avere come misura delle relazioni tra loro, la “giustizia” di Dio. Il quale dà a ciascuno secondo il bisogno e non secondo il “merito” che uno suppone di avere: nella Comunità che Gesù vuole, essere “primi” (per capacità o opportunità che la vita offre) non significa essere superiore agli “ultimi”, ai quali la vita ha dato meno opportunità. Nella sua Comunità chi ha ricevuto di più deve dare di più, senza ritenere di subire un’ingiustizia.
Subito dopo questa parabola, Matteo (si legga la fine del cap. 20) racconta che la madre di Giacomo e Giovanni chiede a Gesù che, quando avrà restaurato il suo Regno, conceda ai suoi figli di stare l’uno a destra e l’altro a sinistra del trono dov’Egli siederà,. Gli altri discepoli insorgono contro lei e contro loro.
Poveri discepoli, non han capito nulla dello spirito della parabola.
Non è facile, infatti, il cammino che sta compiendo e proponendo Gesù: quello di rinnegare il proprio Ego e, per amore, donare la propria vita.
È un cambiamento duro, ci vuole tempo, pazienza e, soprattutto, occorre implorare che ci si apra la mente e il cuore, come a quei due ciechi che, alla fine del capitolo 20, sono “guariti” da Gesù e, ora che vedono, lo seguono verso “Gerusalemme”, verso la croce.
La parabola di oggi, Gesù la racconta dopo che è entrato in città, accolto come il Messia;
dopo che ha cacciato i mercanti dal tempio, dove fanno i propri interessi personali, invece di ricercarvi ciò che Dio desidera da loro;
dopo aver guarito “ciechi e storpi” che gli si avvicinano, acclamato dai “fanciulli” come il Messia, il Figlio di Davide;
dopo che sacerdoti e scribi, custodi del tempio, si sono sdegnati per ciò che ha fatto;
dopo, infine, un confronto serrato, durante il quale sacerdoti e anziani, (che presumevano di essere i soli a conoscere la volontà di Dio) gli chiedono con quale autorità fa tutto ciò.
Gesù non risponde. Prima vuole sapere da loro perché non hanno creduto al battesimo di conversione di Giovanni Battista, come invece hanno fatto perfino le prostitute e i pubblicani.
La conversione che richiedeva quel battesimo era, agli occhi di Dio, meglio dei riti del tempio, perché richiedeva un cambio di vita senza l’obbligo di offerte, che non producevano di per sé un cambio del cuore.
È a questo punto che Gesù racconta ai sacerdoti e agli anziani la parabola: “Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli …”. Alla fine chiede loro: “Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?”. “Chi è andato nella vigna” rispondono.
Appunto! Non chi segue solo le convenzioni, i “riti”, ma chi sa rinunciare al proprio IO, converte il cuore e entra nella logica di Dio, quella del dono di se stessi.