Dieci minuti con se stessi – argomento: “LA MANGIATOIA”
L’argomento di oggi
LA MANGIATOIA
Per chi sta in alto, discorrere di cibo è cosa bassa. Si capisce: loro hanno già mangiato. / La pazienza dei popoli è la mangiatoia dei tiranni.
Bertolt Brecht / Emilio De Marchi
La riflessione di oggi
All’insegna del cibo, una delle realtà primarie e primordiali dell’esistere, abbiamo posto due detti differenti per autore e finalità. Il primo, sferzante e crudo nello spirito del suo autore, il celebre drammaturgo Bertolt Brecht (1898-1956), colpisce l’ipocrita distacco di chi è sazio e può permettersi di parlare di cibo al massimo per esaltare l’alta cucina. L’affamato è, invece, proteso con tutto l’essere verso il nutrimento come a una necessità radicale e istintiva. Un uomo affamato non è un uomo libero, ed è noto il gioco di parole che il romanziere James Joyce elaborò in inglese nel suo famoso Ulisse, tra hungry e angry, due aggettivi dal suono affine, per cui «uomo affamato (hungry) è uomo arrabbiato (angry)». La carità del pane spezzato, del bicchiere d’acqua o di vino è posta anche da Cristo nel cuore del suo messaggio.
Da un meno noto Emilio De Marchi, scrittore milanese dell’Ottocento, abbiamo raccolto il secondo motto ove il cibo diventa un simbolo «politico». Davanti a noi, infatti, viene presentata una mangiatoia, spazio vitale per gli animali che vi si gettano sopra con cupida voracità. La metafora è impietosa e ben si applica ai tiranni di tutti i tempi: la loro mangiatoia è la straordinaria pazienza e capacità di sopportazione dei loro sudditi. Questo, però, vale anche per i popoli liberi a livello politico. Perché sono sempre in agguato i poteri occulti che, in forma più subdola e viscida, imbandiscono le loro mense ideologiche ed economiche nei cervelli dei sudditi televisivi o pubblicitari. E costoro sono pronti a convincersi e a eseguire con una pazienza e un’accettazione inconsapevole e incessante.
(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori)