L’argomento di oggi

LAMPADA A PETROLIO

Ammirazione: è la nostra cortese ammissione che un altro ci somiglia.

Ambrose Bierce

La riflessione di oggi

Ci siamo già divertiti, in altre occasioni, con le definizioni sarcastiche e pungenti che lo scrittore statunitense dalla vita avventurosa Ambrose Bierce ha raccolto nel suo Dizionario del diavolo (1906). Il suo è un Satana misantropo che s’intende soprattutto delle ipocrisie umane, come accade appunto nel caso della voce «Ammirazione», mordace attacco a quel vizio capitale che è la superbia, di solito protetta sotto i veli più improbabili. Celebrare la grandezza di un altro che non sia già defunto (allora gli si può concedere tutto) è un atto che si fa a denti stretti. Certo, c’è quella particolare categoria di persone che è designata col termine inglese fan, ma è in verità espressione di un fanatismo destinato a chi è lontano, nell’empireo del successo.

Lodare la qualità di chi ti sta vicino è, invece, un’impresa più ardua perché subito sentiamo salire dentro di noi il livello dell’invidia che ben presto allaga il nostro cuore. Al massimo, come ironizza Bierce, ci accontentiamo di metterci sullo stesso piano (forse anche un po’ più su) di chi elogiamo, e quindi riusciamo a far ritornare la lode su di noi. Ma lasciamo da parte questo aspetto abbastanza scontato e puntiamo verso un’altra coniugazione del verbo «ammirare», quella al passivo, cioè «l’essere ammirati». Penso che il giudizio più vero su questa passione umana l’abbia formulato uno scrittore francese che lessi (soprattutto nei suoi drammi) in gioventù, il francese Henry de Montherlant (1895-1972). Nella sua opera Pitié pour les femmes dichiarava: «Come le lampade hanno bisogno di petrolio, così gli uomini hanno bisogno di essere nutriti di una certa quantità di ammirazione. Quando non sono abbastanza ammirati, muoiono».

(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori)