Dieci minuti con se stressi – argomento “IL FACILE DIFFICILE”

24 Nov

Dieci minuti con se stressi – argomento “IL FACILE DIFFICILE”

L’argomento di oggi

IL FACILE DIFFICILE

Il dire facilmente anche le cose più facili a dirsi, è cosa tutt’altro che facile, anzi pure difficilissima tra le più difficilissime.

Giuseppe Baretti

La riflessione di oggi

Ammantati di un eloquio oracolare, si ergono consapevoli della loro dottrina, pronti a creare un abisso (loro direbbero «uno iato invalicabile») col pubblico che li ascolta. È questo il ritratto impietoso di molti oratori per i quali l’oscurità è segno di profondità e l’enfasi indizio di grandezza. Per fortuna la televisione ha fatto strage di simili atteggiamenti cadendo, però, nell’eccesso opposto che è quello della semplificazione, ridotta spesso a banalità. E, perciò, utile riflettere sull’apparente gioco di parole che propone la frase oggi citata da un testo di Giuseppe Baretti (1719-89), un letterato italiano che ebbe un’esperienza europea di vita e di cultura. Il suo è un monito che riguarda non tanto gli argomenti complessi da esprimere in modo chiaro, bensì le cose semplici che non di rado vengono imbellettate e oscurate fino al punto da renderle incomprensibili.

Entra, così, in scena una virtù che non è solo didattica: la semplicità, la chiarezza, la limpidità nel pensare e nell’agire. Già Aristotele nella sua Retorica riconosceva che «la semplicità rende gli oratori incolti più efficaci dei colti nel rivolgersi a un pubblico popolare». Certo, in agguato c’è il rischio di un’eccessiva riduzione della variegata qualità dei temi. Ma è indubbio che la linearità del ragionare e il saper puntare diritto alla sostanza delle cose sono doti preziose, non solo innate ma che si conquistano con l’esercizio. Nell’oratoria, infatti, la più grande arte è nascondere l’arte. E tutto questo si può ritrascrivere per la stessa vita, la cui semplicità di modi e di attitudini è una virtù da conquistare contro ogni tentazione di artificiosità, di affettazione e di arroganza.

(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori)