MARIA MADRE DI DIO
«GENERARE DIO …
IN NOI …»
Colore BIANCO (anno B)
MARIA, MADRE di DIO
CANTO DEL VANGELO (Eb 1,1.2)
Alleluia, alleluia.
Molte volte e in diversi modi nei tempi antichi
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti,
ultimamente, in questi giorni,
ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Alleluia.
____________________________
VANGELO (Lc 2,16-21)
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Parola del Signore
Lode a te o Cristo
____________________________
COMMENTO (spunti dalle riflessioni di P. ERMES RONCHI)
Otto giorni dopo Natale, ci viene riproposto lo stesso racconto letto nell’Eucaristia dell’aurora di quel giorno. Come a dirci:
Natale non è facile da capire, è una lenta conquista!
Dimentichiamoci della liturgia, bella ma spesso senz’anima, che abbiamo vissuto in questi giorni: regali, botti, auguri, sms clonati, luci … e conserviamo ciò che vale davvero: la capacità di sorprenderci per la speranza indomita di Dio nell’uomo e in questa nostra storia barbara e magnifica, per il suo ricominciare dagli ultimi della fila.
Il Natale cristiano ci disorienta perché ci mette di fronte all’ ultimo della fila: un bambino nato nella povertà di una stalla, come tanti dei nostri nonni e bisnonni.
Ma … l’angelo, che nella Bibbia è simbolo dello spirito di Dio, suggerisce ai pastori di allora e, oggi, suggerisce a noi, di andare a quel bambino, vederlo in ciò che già è in quella nascita povera … e poi in ciò che sarà lungo tutta la sua vita, fino alla Croce.
Vederlo per interrogare in profondo la nostra persona e trarne un “giudizio” sincero: quel bimbo è, o almeno, può essere via di salvezza per la nostra umanità?
Quale esperienza concreta abbiano vissuto quei pastori, l’evangelista non ce lo dice.
Possiamo supporre che abbiano dato ospitalità in uno dei loro rifugi a quella partoriente e allo sposo; che sia nata una relazione d’affetto tra i genitori di Gesù e loro; che, per una volta, si siano sentiti accolti; essi che … dai sacerdoti di Israele erano scomunicati, solo per il fatto che il loro mestiere non gli permetteva di rispettare le norme della Legge.
Essere riportati dentro una relazione umana, dopo aver sperimentato esperienze di scarto da parte della comunità, era un regalo di Dio, ed avveniva per la nascita di quel Figlio.
Valeva la pena tornare alla propria vita di pastori glorificando Dio per questo.
Di Maria ci viene detto che “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Un’esperienza di umanità semplice ma sincera quella fatta con i pastori; un’esperienza da mettere insieme a tante altre per comprendere dove sta il senso vero, più umano della vita; un’esperienza da “custodire e meditare nel cuore”: la forma più alta di intelligenza, quella che mette insieme pensiero e amore.
È l’intelligenza del senso della vita della prima lettura:
“Il Signore parlò a Mosè, ad Aronne, ai suoi figli e disse: Voi benedirete i vostri fratelli. Per prima cosa, che lo meritino o no, voi benedirete”.
Dio ci chiede di imparare a benedire.
Benedire è invocare dal cielo una forza che faccia crescere la vita, faccia ripartire e faccia risorgere. Benedire significa cercare, trovare, proclamare il bene che c’è in ogni fratello, al di là dei limiti e delle miserie. Benedire significa scoprire nel fratello il volto nascosto di Dio.
E sarà benedizione anche per noi: per scoprire il nostro vero volto. Il volto di Dio nascosto in noi.