Dieci minuti con se stessi – argomento: “L’ODORE DEL PASSATO”
L’ODORE DEL PASSATO
Di colpo il vento mi portò dal villaggio l’odore dell’incendio e in quell’odore rivissi ogni ricordo: le vendemmie, le nozze, le danze, le veglie, i funerali, i lamenti, ciò che la vita semina e la morte raccoglie. Ma dove sono le brevi gioie d’un tempo: il riverbero dei vetri, il nido della rondine, lo stridere d’una chiave dentro la serratura, il raggio di sole che indora la porta di casa?
IVAN GORAN KOVA I
La riflessione di oggi
Dopo l’Armenia e il Kirghizistan, evocati in precedenti riflessioni, ci riferiamo ora alla Croazia, una nazione che conosco anche per il legame che ho con uno dei suoi migliori poeti contemporanei, Ivan Golub. I versi che ho citato appartengono, però, a un altro poeta, Ivan Goran Kova I (1913-43), e sono il canto della tragedia vissuta dalle varie nazionalità dell’ex Iugoslavia, coi loro odi interetnici che le hanno rese un po’ tutte vittime e carnefici al tempo stesso, Facile è intuire il tema del testo sopra presentato: l’incendio del villaggio porta al poeta per l’ultima volta le reliquie della memoria dolce e quotidiana del passato distrutto.
Ecco, vorrei proprio fissare l’attenzione sul ricordo, una dotazione che tutti abbiamo a livello personale e comunitario. La civiltà attuale è «smemorata», immersa com’è nell’immediato e nella frenesia del futuro: non per nulla si sono perse per strada le nostre radici cristiane. Eppure, come diceva il critico letterario Giorgio Pasquali nel suo saggio Filologia e storia (1920), «chi non ricorda, non vive». È necessario ritrovare quel tesoro di valori e di sentimenti che abbiamo ereditato, non per conservarli in una biblioteca o in uno scrigno, ma per riattualizzarli così che riscaldino ancora il cuore, orientino la vita, diano senso al nostro procedere nella storia.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori