Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL TETTO DI DIO”
IL TETTO DI DIO
La misericordia di Dio è come il cielo che rimane sempre fermo sopra di noi. Sotto questo tetto siamo al sicuro, dovunque ci troviamo.
Martin Lutero
È, questa, la voce di Martin Lutero (1483-1546). La facciamo risuonare nella giornata che segna ogni anno l’apertura della Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani, una consuetudine che unisce Chiese e comunità nell’invocazione a Dio del dono della comunione reciproca ritrovata. Nella Bibbia il cielo è considerato come una calotta metallica (il «firmamento») che incombe stabile sulla terra. È la stessa immagine che il celebre riformatore usa per descrivere la bontà misericordiosa di Dio: essa è il tetto della casa del mondo ove gli uomini e le donne vivono, agiscono, peccano, pregano, amano. Su questa folla, quindi, non è fisso un occhio che atterrisce. Certo «il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio». E la scoperta che spesso fa è «che essi sono tutti traviati, tutti corrotti» (Salmo 14,2-3).
C’è, dunque, uno sguardo di giustizia; ma a prevalere è l’occhio sorridente dell’amore paterno. E a questo punto vorremmo accostare a quello di Lutero un passo del Diario di Etty Hillesum, donna di grande intelligenza e spiritualità che abbiamo già in un’altra occasione evocata. Come lei scrive, è «una buffa immagine», eppur profonda: anche noi nelle nostre case, nei nostri cuori possiamo offrire un tetto a Dio perché dimori con noi e in noi. Ecco le sue parole: «Ti prometto, o Dio, che cercherò sempre di trovarti una casa, un ricovero. Io mi metto in cammino e cerco un tetto per te. Ci sono tante case vuote, te le offro come all’ospite più importante». È, questa, una continuazione ideale della mini parabola del Cristo dell’Apocalisse: «Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3,20).
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori