Dieci minuti con se stessi – argomento: “SCARSITÀ DI SAGGEZZA”

01 Set

Dieci minuti con se stessi – argomento: “SCARSITÀ DI SAGGEZZA”

L’argomento di oggi

SCARSITÀ DI SAGGEZZA

Il cancelliere svedese Axel Gustavson Oxenstierna, alle soglie del congresso di Münster (1648) – ove sarebbero stati siglati i preliminari della pace di Vestfalia che avrebbe posto fine alla guerra dei Trent’anni, guerra politica e religiosa iniziata nel 1618 tra Stati protestanti e cattolici – al figlio che esitava ad accettare l’incarico di ministro plenipotenziario per la Svezia a quel congresso diede questo avvertimento: «Vedrai, figlio mio, con quanta poca saggezza è governato il mondo!».

Aneddoto

La riflessione di oggi

Leggo questo aneddoto su una rivista popolare tedesca. In realtà, se ben ricordo una frase analoga – in latino suonava così: An nescis, fili mi, quam parva prudentia regatur orbis? – era attribuita un secolo e mezzo prima a papa Giulio II che si rivolgeva a un monaco portoghese. Sta di fatto che basta aprire il giornale nelle pagine di politica o in quelle riguardanti la società nazionale e internazionale per avere una facile conferma.

Soprattutto le grandi potenze possono permettersi di calpestare impunemente sapienza e prudenza ma anche giustizia e verità. Come già ammoniva Isaia, esse «chiamano bene il male e male il bene, cambiano le tenebre in luce e la luce tenebre, l’amaro in dolce e il dolce in amaro» (5,20).
Tuttavia quanto scarsa sia la saggezza con cui si agisce è facile scoprirlo anche entrando in molte case, osservando i comportamenti umani negli uffici o nelle aziende, registrando gli atteggiamenti pubblici del semplice cittadino. È, quindi, un monito che vale per tutti, perché infrangere la fedeltà alla parola data, mettere sotto i piedi la logica, far prevalere l’interesse personale è un esercizio spontaneo che, poi, si vela subito di ipocrisia quando ci si mette a deprecare con alte proteste l’incoerenza e l’insensatezza dei politici. Si è, infatti, convinti di avere in abbondanza saggezza, dote che si ritiene sempre carente negli altri.

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori