Dieci minuti con se stessi – argomento: “TACERE O PARLARE?”

07 Dic

Dieci minuti con se stessi – argomento: “TACERE O PARLARE?”

L’argomento di oggi

TACERE O PARLARE?

Parla solo in due circostanze: quando si tratta di cosa che conosci bene oppure quando la necessità lo esige. Solo in questi due casi la parola è preferibile al silenzio. In tutti gli altri casi è meglio tacere che parlare.

Isocrate

La riflessione di oggi

Ogni tanto ritorno sul tema del parlare e del tacere, sia pure da angolature differenti. È sotto gli occhi di tutti uno strano paradosso: da un lato, si moltiplicano le parole dette e scritte fino a inflazionarsi; dall’altro, mai come adesso è raro scoprire parole vere, che abbiano e diano un senso, al punto tale che la comunicazione genuina è scarsa e si proclama come sindrome del nostro tempo l’incomunicabilità. Oggi siamo risaliti al V-IV secolo a.C. e abbiamo proposto uno dei consigli che l’oratore greco Isocrate indirizzava al discepolo Demonico. Egli contempla due casi nei quali è preferibile la parola al silenzio.

Sul primo siamo d’accordo e non possiamo che ironizzare sul vezzo – che diventa poi un vizio – di interloquire in tono saccente su tutto, con sprezzo del pericolo. Si tratta di un consiglio che un po’ tutti dovremmo coltivare. Purtroppo spesso si verifica quanto afferma il famoso detto del leggendario maestro cinese Lao-tzu: «Chi sa non parla e chi parla non sa». Il secondo caso contemplato da Isocrate ha, certo, un suo fondamento, ma suscita qualche perplessità. È giusto parlare «quando la necessità lo esige», non facendo mancare la propria testimonianza o il sostegno o la risposta. Il rischio sta, però, nel fatto che la «necessità» può essere simile a una realtà fluida che s’allarga a proprio giudizio fino a coprire quasi ogni evento. E, allora, vale sempre il principio di precauzione: «Porrò un freno alla mia lingua … » (Salmo 39,2).

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori