XXXII DOMENICA del Tempo Ordinario

10 Nov

XXXII DOMENICA del Tempo Ordinario

«STIGMA DI DIO SONO DUE SPICCIOLI

XXXII DOMENICA del Tempo Ordinario

Anno B

Colore liturgico VERDE

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA

COLLETTA

Dio onnipotente e misericordioso,
allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te,
perché, nella serenità del corpo e dello spirito,
possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. …

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PRIMA LETTURA (1Re 17,10-16)
La vedova fece con la sua farina una piccola focaccia e la portò a Elia

Dal primo libro dei Re
In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere».
Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo».
Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”».
Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.

Parola di Dio/Rendiamo grazie a Dio

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SALMO RESPONSORIALE (Sal 145)

R/ LODA IL SIGNORE, ANIMA MIA

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R/

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Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R/

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Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R/

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SECONDA LETTURA (Eb 9,24-28)
Cristo si è offerto una volta per tutte per togliere i peccati di molti

Dalla lettera agli Ebrei

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.

Parola di Dio/Rendiamo grazie a Dio

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CANTO AL VANGELO (Mt 5,3)

Alleluia, alleluia.

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Alleluia.

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VANGELO  (Mc 12,38-44)
Questa vedova, nella sua povertà, ha dato tutto quello che aveva

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Parola del Signore/Lode a te o Cristo

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COMMENTO al VANGELO di P. Ermes Ronchi

 

«STIGMA DI DIO SONO DUE SPICCIOLI

 

Nel gesto discreto di lei, Gesù ci dà una lezione fondamentale: non cercate nella vita persone sante. Forse le troverete o forse no (infatti non sappiamo nulla della vita morale di quella donna). Cercate piuttosto persone generose. La generosità è lo stigma di Dio.

L’ultimo personaggio che Gesù incontra nel vangelo di Marco è una donna senza nome, una maestra senza parole e senza titoli, ma che conosce la sapienza del vivere.

Gesù, seduto, osserva. Il suo guardo penetrante, affilato come quello dei profeti, nota in quella vedova povera un gesto da nulla, in cui si cela il divino, vede l’assoluto balenare nel dettaglio di due centesimi.

Lei ha gettato due spiccioli, ma ha dato più di tutti gli altri.

Perché di più di tutti? Perché le bilance di Dio non sono quantitative, ma qualitative. Conta quanto cuore c’è dentro, quanto peso di lacrime e quanta fede.

Per quella donna, le parole originarie che Marco spende sono geniali: gettò nel tesoro tutta intera la sua vita. Ha gettato tutto ciò che le serviva per vivere. Chi dà tutto, non si meraviglia, poi, di ricevere tutto.

Quella donna ha immesso nel mondo il meglio che aveva: il suo molto coraggio, contenente una scheggia di divino.

La generosità è lo stigma di Dio.

Affidiamo la nostra vita ai generosi, andiamo a scuola da loro, e non dagli scribi pii e devoti. Vangelo dalla domanda radicale e dalla risposta semplice: Che cosa ci fa vivere? il dono!

Nel vangelo il verbo “amare” si traduce sempre con un altro verbo, concreto, asciutto, di mani: “dare”. Non un fatto di emozioni ma di doni.

Architrave portante della religione è il dono, e non il dovere o i debiti da pagare.

“Io credo nello Spirito che è Signore e dà la vita”. Dio dona. Dona respiro al mio respiro, dona agli uccelli di volare, alla rosa di fiorire, alle mamme l’abbraccio che guarisce, alla vita di risorgere, a una piccola donna povera di valere molto più degli istruiti, più ancora dei più ricchi. “Se tu ascoltassi per un’ora soltanto il tuo cuore, faresti lezione agli eruditi!” (Rumi).

Questa donna l’ha fatto, ha ascoltato il cuore e ha dato più di tutti. La domanda dell’ultima sera risuonerà forse come eco di questo piccolo evento: che cosa hai dato alla vita? Hai dato molto o poco alle vite che ti erano affidate? Hai dato generosamente quello che avevi: tempo, affetti, luce, i motivi che ti fanno vivere, gioire

I primi posti non appartengono agli scribi esperti di religione, ma a quelli che danno ciò che li fa vivere, che regalano cuore con gesti piccoli o grandi di cura, attenzione, gentilezza.

L’infinito confina con una carezza,
l’assoluto con due spiccioli poveri,
la notte comincia con la prima stella, l’amore con il primo sguardo, il mondo nuovo con il piccolo gesto di una vedova senza nome.