I Parroci

Gli arcipreti di Lallio

In sagrestia, lungo le pareti, possiamo vedere diversi ritratti degli arcipreti di Lallio datati dal 1686, collezionati da don Pietro Rota e dagli arcipreti arrivati a Lallio dopo di lui. Abbiamo quindi i quadri con don Ambrosio Cari e don Francesco Bosio del XVII secolo, don Giovanni Battista Zuccala de’ Locatelli e don Andrea Personeni del XVIII secolo, don Girolamo Giambarini (1854 ca.), don Federigo Motterlini (1856), don Pietro Rota (1895), don Pietro Palazzini (1906-1924), don Luigi Canova (Vittoria Pesenti, 1924), don Pietro Dolci (1928-1949), don Carlo Scuri (1935-1949), don Carlo Pagnoncelli (don G. Sarzilla, 1962) e don Giovanni Maria Bellini (don G. Sarzilla, 1989). Insieme a questi ritratti c’è anche una oleografia di papa Pio X (1950 ca.).
Oltre ai ritratti, sappiamo che l’arciprete Rota nel 1873 ha raccolto tutte le notizie conservate nell’archivio parrocchiale riguardanti gli arcipreti di Lallio, notizie probabilmente non complete in quanto l’incendio del castello e della chiesa, accaduto durante il periodo delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, sembra che abbia colpito anche l’archivio parrocchiale.
Dall’opuscolo, uscito in occasione del cinquantenario di consacrazione della chiesa parrocchiale (14-22 settembre 1974 ), riporto testualmente:

«GLI ARCIPRETI – Data l’importanza della Chiesa Parrocchiale, Lallio, durante questi secoli, ebbe Arcipreti spesso di grande valore. L’Arciprete Rota con “indagini diuturne e accurate” nel 1873, ha cercato di rintracciare i nomi dei suoi predecessori e qualche notizia relativa alla loro vita e alla loro personalità (Secreto p. 22 ss.), senza pretese di completezza, perché sembra che anche l’Archivio Parrocchiale sia andato distrutto nell’incendio della Chiesa e del Castello durante le lotte medioevali.
1315 Filippo Primicerio;

1520 Adelasio Giacomo, Primicerio e Arciprete Plebano;

1527 Zois Benedetto di Trescore;

1550 Tasca Marcantonio: dopo tre anni cedette per resignazione [rinuncia] il Beneficio al successore.

1553 Poli Paolo de’ Mapelli. Resse la parrocchia per più di 47anni. In questo periodo San Carlo, nel 1565, visitò la Parrocchia per mezzo di un procuratore (Ottavio Forreri).

1600 Tasca Muzio. Resse la parrocchia per dodici anni. Dietro il suo consenso, il 10 agosto 1610, fu staccata da Lallio la frazione di Grumello e fatta Parrocchia da Mons. Milani.

1613 Salvagni Lorenzo. Resse la Parrocchia fino al 1625. Dal 1625 al 1628 la Parrocchia rimase vacante e fu retta dagli Economi Spirituali Nunzio Brembilla, Girolamo Bergamino e Consonni Francesco.

1628 Bianchetti Giuseppe: resse la parrocchia per 18 anni.

1646 Pagnoncelli Nicola, Arciprete per soli dieci mesi.

1647 Cari Carlo Ambrogio di Albino. Eletto arciprete nel novembre del 1647, vi rimase fino al 15 ottobre 1686, quando morì. Eresse la Chiesa Parrocchiale [quella seicentesca demolita in seguito alla costruzione dell’attuale) dove fu posta una lapide per ricordare il suo zelo, la sua soavità e la sua carità. Fondò anche un legato. Da lui e dopo di lui, tutti i successori furono anche vicari foranei.

1687 Bosio Francesco, di Gandino. Resse la parrocchia fino alla sua morte nel 1702. Fu “preclaro per zelo, virtù e pietà e specialmente per devozione a Maria SS.” ( Rota, secreto). Una lapide ricordava a tutti il suo grande amore alla Madonna; come pure ne dava testimonianza il Legato Bosio per la celebrazione di Messe all’altare della Madonna.


1702 Barbaglio Giacomo, di Borgo S. Leonardo in Bergamo. Era dottore di S. Teologia. Morì a Lallio il 5 gennaio 1738.

1739 Zanchi Francesco di Cologno. Fu arciprete di Lallio fino al 4 settembre 1782, giorno della sua morte. Lasciò un grande esempio di devozione alla Madonna, come testimonia l’erezione della Confraternita dell’Addolorata. Sotto di lui fu consacrata la Chiesa Parrocchiale da Mons. Redetti.

1783 Valli Giacomo. Prima professore di filosofia e teologia nel seminario di Bergamo, rimase a Lallio sei anni, per passare poi a Telgate dove morì il 16 luglio 1794.

1789 Zuccala de’ Locatelli Gio Battista, di Fujpiano Imagna. Uomo di robusto ingegno, era consigliere vescovile; stampò due opere “De Potestate presbyterorum, Annali di Bergamo), e aiutò il Can. Mario Lupo nella stampa del suo Codex Diplomaticus. Dopo 7 anni fu trasferito a Sant’Alessandro in colonna.

1797 Personeni Andrea di Bedulita in Valle Imagna. Era buon letterato; fu socio dell’Ateneo di Bergamo e professore di dogmatica in seminario. Restaurò la Chiesa e fece costruire la strada da Lallio a Grumello. Morì a Lallio il 24 marzo 1831.

1831 Giambarini Girolamo di Bergamo. Ottimo Sacerdote e Pastore, letterato egregio e poeta, rinomato oratore ai suoi giorni, decorato dal Re di Francia Luigi XVIII, in relazione col famoso Byron e con Chateaubriand. Gli ultimi anni “ebbe la sventura di cadere nella demenza” (Rota, Secreto, p. 95). Morì a Lallio il 22 luglio 1854.

1855 Ubiali Antonio. Ottenuta l’investitura del beneficio parrocchiale vi rinunziò prima di prenderne possesso e rimase a Calolzio dove era prima.

1856 Motterlini Federigo di Gandino. Era buon letterato; professore di umanità in vari collegi; buon oratore. Fu sempre infermo e morì il 17 settembre 1870 a Lallio.

1871 Rota don Pietro, di Rota Fuori. Laureato dottore in S. Teologia e in DirittoCanonico dal Pontefice Leone XIII, e creato esaminatore Presinodale dal Vescovo Mons. Guidani, scrisse varie opere; redasse questo elenco dei suoi predecessori e le memorie storiche della Chiesa di Lallio; riuscì a salvare al Beneficio Parrocchiale e alla Chiesa di S. Bernardino le decime che il governo Italiano voleva abolire. Mediante economia e sospensione dei legati raccolse denari per pagare i debiti lasciati dall’amministrazione dell’Arciprete Motterlini, restaurò San Bernardino, rimise le campane vendute sul Campanile e iniziò un fondo per la Parrocchiale da ingrandire. Morì nel 1896 a Lallio.

1896 Pietro Palazzini, di Strozza. Istituì le SS. Quarantore che furono celebrate la prima volta con grande solennità. Raccolse molte elemosine ed aumentò il capitale per l’ampliamento della Chiesa. Morì il 25 maggio 1906 a Lallio.

[…] Il 12 novembre 1906 arrivava a Lallio il nuovo Arciprete Don Luigi Canova di Castione della Presolana […]. Nel 1913 aderì al consenso della popolazione per la costruzione della nuova parrocchiale […] . Nel 1918 in seguito a colpo apoplettico, moriva D. Giacomo Bertuletti,  per 29 anni coadiutore della parrocchia e venerato come santo dalla popolazione. Il Vescovo Mons. Marelli, fin dal principio del 1919, destinava a Lallio Don Battista Armanni, pronipote dell’Arciprete Canova, in qualità di vicario parrocchiale con tutte le facoltà anche per il buon indirizzo dei lavori della nuova Chiesa. […].
Frattanto, però, il 28 dicembre 1920, dopo lunga infermità, moriva l’Arciprete Canova e il 3 gennaio 1921 diventava Economo Spirituale il curato D. Battista Armanni. A fine febbraio 1921, veniva nominato arciprete Don Pietro Dolci, di Costa Serina, che il 10 luglio dello stesso anno prendeva possesso della parrocchia. Proveniva da Adrara S. Martino, dove aveva pubblicato un apprezzatissimo libro di pietà per le mamme (La Madre Cristiana)[…].
[Don Dolci] Il 14 agosto 1928 veniva promosso Canonico Penitenziere nella cattedrale di Bergamo.


Il 12 settembre, veniva ordinato Arciprete di Lallio Don Carlo Scuri, di Urgnano, il quale prendeva possesso della parrocchia il 1° aprile 1929 dopo essere rimasto per 18 anni a Pignolo in Bergamo, in qualità di coadiutore. Egli trovò la Chiesa ultimata, ma sprovvista di bussola che fece sistemare il 6 marzo 1929 e […] iniziò la costruzione dell’Oratorio

maschile; ma la morte lo colse il 22 maggio 1935, troncando la realizzazione di quell’opera che con tanto ardore aveva iniziato.

Il 14 agosto 1935 venne nominato Arciprete Don Carlo Pagnoncelli, che fece il suo ingresso in parrocchia il 6 ottobre 1935. [ … ] si doveva finire l’Oratorio, di cui, alla morte di Don Scuri, erano stati edificati i muri maestri e la copertura del tetto. Don Pagnoncelli terminò la costruzione [ … ] e il 25 e 26 settembre, alla presenza di Mons. Bernareggi, si festeggiò l’inaugurazione. Dopo aver fatto riparare l’organo nel 1936 e approntato nel 1944 il nuovo altare maggiore della Chiesa di S. Bernardino, nel settembre dello stesso  anno, con la comunità parrocchiale, cantò in Chiesa un Te Deum di ringraziamento per l’estinzione di tutti i debiti contratti per la costruzione della parrocchiale. [ … ]. Nel 1962, dopo aver celebrato il suo cinquantesimo anno di sacerdozio, il 28 ottobre alle ore 1, morì.
Di lui è rimasto il ricordo dell’ “Arciprete buono”.

Nel gennaio 1963, faceva l’ingresso ufficiale in Parrocchia don Giovanni Maria Bellini, già Coadiutore e Direttore dell’Oratorio della Chiesa cittadina di S. Maria Immacolata delle Grazie dal 1927 al 1946, e Vicario Foraneo e Arciprete Plebano a Solto Collina dal 1946 al 1962 [ … ]».

La pubblicazione delle notizie sopra riportate le dobbiamo a lui, così come a lui si devono le decorazioni del presbiterio, quelle del battistero, la cura della conservazione degli affreschi di San Bernardino, lo strappo degli affreschi dalla facciata e la loro collocazione nella chiesa parrocchiale, nonché diversi altri lavori per il bene della comunità.

Nel Cronicon dell’arciprete trovo scritto che il quadro del Canova è opera della dilettante Signorina Vittoria Pesenti, mentre nel loro libro su Lallio, Marchi e Rota sostengono che i ritratti di don Pagnoncellii e di don Bellini sono opere di don Giovanni Sarzilla che prestò il servizio sacerdotale tra i giovani di Lallio dal 1953 al 1962, in effetti il ritratto di don Pagnoncelli è del 1962 mentre quello di don Bellini, datato 1989, è successivo a quel periodo. Sempre dal libro “Lallio e la sua storia” veniamo a sapere che don Silvio Cividini successe a don Giovanni Maria Bellini. Prima vice rettore nel collegio di Sant’Alessandro (1948-1951 ), poi coadiutore beneficiato di S. Agata al Carmine nella vicinia di San Lorenzo (1951-1979), fu l’arciprete di Lallio dal 1979 al 1983. A causa del suo precario stato di salute, nel 1983 svolse la mansione di cappellano presso le Suore Poverelle e nel 1984 fu nominato censore ecclesiastico. A Lallio sistemò il tetto della chiesa di San Bernardino. Su ordine del vescovo Giulio Oggionni istituì il consiglio parrocchiale, ma non riuscì nell’intento di  aiutare la gioventù del paese che a Lallio, come in tanti altri nostri comuni, in quegli anni cadevano vittime del flagello della tossicodipendenza.

Don Pasquale Beretta, coadiutore parrocchiale a Tagliuno (1963-1970), poi a Trescore Balneario (1970-1983), divenne arciprete a Lallio nel 1983. Pacato e risoluto, condusse una comunità molto vivace con un’attività di animazione e pastorale giovanile efficace. Affrontò il problema della casa parrocchiale pericolante abbattendola fin dalle fondamenta e, in poco tempo, costruì nella medesima posizione la nuova casa. Fece radere al suolo anche l’oratorio costruendone uno nuovo con le offerte dei parrocchiani e l’intervento della Curia di Bergamo e avviò il cantiere di restauro in San Bernardino. Suonatore di fisarmonica, dotato di una bella voce, abile scalatore, in Val di Non acquistò nel 1983 un’antica stalla per adibirla a “Casa” per ferie di nuclei famigliari con il lavoro dei volontari che per anni dedicarono le loro ferie al recupero dell’abitazione.

Successe a don Beretta l’attuale arciprete don Giovanni Bosio.
Nato a Leffe il 9 novembre 1951, ordinato sacerdote il 21 giugno 1975, inviato dal vescovo come curato estivo nella parrocchia di Gromo San Giacomo, indi come coadiutore parrocchiale a Cividino (1975-77) e in Borgo Santa Caterina a Bergamo (1977-1987), parroco a Gorno (1987-96), amministratore parrocchiale di Chignolo d’Oneta (1987-89), dal mese di settembre 1996 don Giovanni è l’arciprete di Lallio, dal 1997 al 2002 membro del Consiglio presbiterale diocesano e dal 2000 al 2005, vicario del Vicariato Dalmine­-Stezzano.

Nei primi anni di presenza a Lallio completa il restauro della chiesa di San Bernardino, acquista dalle suore dell’Istituto Pallazzolo l’edificio della scuola dell’infanzia e cede la casa per ferie in Val di Non.

A lui si devono il recupero della cappella dei Mortini e gli imponenti lavori di consolidamento e di conservazione della chiesa parrocchiale ultimati nel 2004.

Inoltre, ha posto mano all’adeguamento dell’edificio della scuola dell’lnfanzia per renderlo più rispondente alle esigenze e alle normative.
Nell’oratorio ha realizzato la cappella e l’aula per adolescenti, oltre ad aver risolto il problema delle infiltrazioni d’acqua nel pianterreno.
Ha ristrutturato l’abitazione del curato e recuperato la copertura del campo di tennis con la sistemazione del parcheggio adiacente.
Appassionato di musica ed esperto nel suonare l’organo e il pianoforte, ha fatto restaurare l’organo della chiesa parrocchiale.
Recentemente, ha fatto redigere un progetto di un nuovo centro per la terza età, che deve essere non solo un luogo di incontro per anziani, ma un ricovero per vivere il tempo libero nella consapevolezza di essere soggetti responsabili verso le nuove generazioni, accettando servizi dalla comunità.

In seguito al 37° sinodo della chiesa Bergamasca, ha promosso l’attuazione dei decreti, valorizzando la  corresponsabilità laicale con il nuovo Consiglio pastorale, il Consiglio per gli affari economici, il Consiglio dell’oratorio e della scuola dell’infanzia, con le varie commissioni catechistiche, liturgiche e caritative e con l’istituzione della Segreteria parrocchiale, per dare impulso alle nuove indicazioni diocesane.

Convinto che la famiglia è vitale per la chiesa e per la società, soprattutto per la grande potenzialità nella trasmissione dei valori morali e comportamentali, ha promosso iniziative per le famiglie pensando non solo ai corsi di preparazione al matrimonio, ma anche al “dopo” matrimonio, per far evolvere le giovani coppie nella direzione della comunità e dell’amicizia. Ha quindi organizzato itinerari per fidanzati, incontri per genitori e giovani coppie, feste della famiglia e incontri per gli adulti.
Ha promosso la costituzione della Caritas e del Centro di primo ascolto per stabilire reti di amicizia e solidarietà tra le famiglie, che rappresentano una delle vie fondamentali per la pastorale delle famiglie in difficoltà. Rimanendo agganciate a queste reti, le famiglie hanno infatti la possibilità di trovare un aiuto per non sentirsi escluse e per non perdere il collegamento con la Chiesa.