Dieci minuti con noi stessi – argomento: “LA FARFALLA SENZA LE ALI”
Superbia e vanità s’intrecciano e lambiscono un po’ tutti, senza mai avvertirci che in agguato c’è il ridicolo.
LA FARFALLA SENZA LE ALI
Che cosa diventa un presuntuoso, spogliato della sua presunzione? Provate a levare le ali a una farfalla: non resterà che un verme. Nicolas de Chamfort
La riflessione di oggi
D’estate è sempre affascinante seguire il volo delle farfalle con le loro ali arabescate. Si dice che tra i quaderni di una scuola di Hiroshima, distrutta dalla bomba atomica americana, venne alla luce la pagina incompiuta di un’alunna che stava descrivendo il palpitare di una farfalla rossa che si era posata sul suo banco. Era il 6 agosto 1945: una dolce scena estiva giapponese, prima che si accendesse l’infernale lampo distruttore. L’immagine della farfalla mi rimanda oggi a una raccolta a cui ho già attinto in altre occasioni: Le massime e i pensieri, opera postuma (1795) di uno scrittore francese illuminista moderato, Nicolas de Chamfort. Egli trasforma questo delizioso lepidottero in un simbolo del presuntuoso che si pavoneggia nella sua vanagloria, volteggiando in mezzo agli altri che apparentemente lo ammirano. Ma, togliete le ali alla sua boria altezzosa, ed eccolo ridotto a un verme, come appunto accade alla farfalla privata del suo ornamento più attraente. Se vogliamo stare ancora nel simbolismo animale, è curiosa un’altra considerazione destinata al presuntuoso da una scrittrice inglese dell’Ottocento nota con lo pseudonimo maschile di George Eliot: «E come un gallo convinto che il sole sorga per ascoltarlo cantare». Superbia e vanità s’intrecciano e lambiscono un po’ tutti, senza mai avvertirci che in agguato c’è il ridicolo. Se non saremo umili – ammoniva, infatti, un altro autore francese, Julien Green – Dio farà di noi degli umiliati. Vermi senza ali, appunto.
(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori)