Dieci minuti con se stessi – argomento: “DOVE ANDREMO A FINIRE?”
DOVE ANDREMO A FINIRE?
Non chiedetevi dove andremo a finire, perché ci siamo già.
ENNIO FLAIANO
La riflessione di oggi
È, questa, una battuta spesso citata dello scrittore e giornalista Ennio Flaiano (1910-72), straordinario creatore dl motti fulminanti. Essa si basa su un luogo comune, molto amato dai conservatori e, in genere, da chi ha incorporato nella mente e nelle parole il disco del lamento perpetuo sulla nequizia dei tempi e sul destino fatale di questa umanità corrotta e perversa. Intendiamoci bene: non è che ci sia da stare allegri sempre né da immaginare che questo sia il migliore dei mondi possibili. Tuttavia la domanda in questo caso non formulata in modo retorico – sul «dove andremo a finire» non è solo legittima ma fondamentale nella concezione cristiana (e, se si vuole, in tutte le visioni generali della storia e del mondo).
In questa linea è illuminante proprio l’ultimo libro biblico, l’Apocalisse, che – come spesso si ripete – non ha tanto lo scopo di mostrarci quale sarà la fine del mondo quanto piuttosto quello di delineare il fine di questa storia nella quale siamo immersi e che così spesso ci sconcerta. E l’appello che quel libro ci propone non è, certo, all’evasione illusoria in un ottimismo di maniera né alla caduta nelle spire di un pessimismo soffocante. È, invece, l’invito a lottare in un presente aspro e amaro tenendo ben alta e accesa la fiaccola della speranza. Non per nulla se ben venti capitoli di quel libro sono marcati dal sangue, dalle prove, dalla prepotenza, gli ultimi due dominano la scena col loro splendore, ricordandoci che l’approdo non è nel baratro del nulla ma in una città degli uomini in cui finalmente brillano la vita, la pace e la presenza piena di Dio.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori