Dieci minuti con se stessi – argomento: “GLI AFFARI”
GLI AFFARI
Ecco la regola degli affari: fate agli altri quello che non vorreste fosse fatto a voi!
Charles Dickens
La riflessione di oggi
Legge implacabile e certamente lontana dal celebre monito evangelico del «fare agli altri quello che vorreste fosse fatto a voi» (Matteo 7,12), monito che è stato definito «la regola aurea» della morale cristiana: quella che propone il grande scrittore inglese dell’Ottocento, Charles Dickens, è, invece, una regola di ferro, inesorabile nella sua durezza. Essa è formulata nel romanzo Martin Chuzzlewit (1843-44), un’opera che riflette la delusione dell’autore dopo il suo viaggio in America ove s’era scontrato con una società ben diversa da quell’Eldorado da lui sognato. Alcuni traducono la frase dall’inglese in un modo ancor più duro ma sempre realistico: «Fatela agli altri, perché loro la farebbero a voi». Che questa sia appunto la norma dominante negli affari è purtroppo una realtà difficilmente controvertibile. Un altro romanziere contemporaneo di Dickens, il francese Alexandre Dumas padre, nel suo celebre Conte di Montecristo ricordava impietosamente che «negli affari non ci sono amici ma soltanto soci»!
Se il discorso è evidente a livello dei grandi circoli economici e finanziari – e le vicende di questi ultimi anni ci hanno offerto testimonianze inequivocabili e fin drammatiche -, più difficile è scendere nella quotidianità ove le cose sembrano più modeste e secondarie. Il piccolo imbroglio, l’evasione di importi fiscali minori, l’interesse privato in forme ridotte sono spesso all’ordine del giorno nel comportamento comune. La perdita del senso morale non infetta solo le relazioni interpersonali intime, nella sfera sessuale, ma anche quelle sociali che hanno proprio nell’economia la loro espressione più visibile. A questo si dovrebbe aggiungere un elemento ulteriore che si è un po’ smarrito, cioè la generosità, la gratuità, la capacità di donare e perdonare. Morale e affari costituiscono, quindi, una coppia che Dio ha unito e l’uomo non deve separare.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori