Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL CAVALLO NERO”
IL CAVALLO NERO
Chi è affamato non ha scelta: il suo spirito non proviene da dove lui vorrebbe, bensì viene dalla sua fame.
Max Frisch
La riflessione di oggi
Nella marcia terrificante dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, il terzo cavalca un destriero nero e regge in mano una bilancia con la quale pesa con parsimonia e a prezzi elevati le derrate alimentari (6,5-6): è il simbolo della fame, che anche noi talora definiamo come «nera», e delle carestie che imperversano sul nostro pianeta. Una tragedia che umilia non solo il corpo riducendolo a una larva, ma anche l’anima che riesce appena a emettere il desiderio istintuale di sopravvivenza. È ciò che ricorda, in un diario curiosamente intitolato «d’antepace» (così come ne aveva scritto uno «di dopoguerra»), lo scrittore svizzero tedesco Max Frisch (1911-91), particolarmente sensibile ai temi sociali e all’egoismo della società capitalistica.
In questi giorni, passeggiando per le vie di Roma o di qualsiasi altra città o paese, ci si imbatte in un tripudio consumistico, divenuto ormai la sigla di un Natale ricco di prodotti e povero di spiritualità. Scherzando, un giorno lo scrittore inglese Chesterton confessò: «Ieri in metropolitana ho avuto il piacere di offrire il mio posto a tre signore!». Sì, per noi l’incubo è l’obesità, il comandamento del dopo-feste sarà la dieta e l’impulso dominante ora è l’acquisto, anticamera dello spreco. Per questo, è importante seguire quel cavallo nero per non farci dimenticare coloro il cui incubo è la fame, il cui comandamento è sopravvivere e l’impulso è rovistare nell’opulenta spazzatura del nostro sperpero. Scriveva san Paolo: «Cristo, da ricco che era, si fece povero, perché voi diventaste ricchi della sua povertà» (2 Corinzi 8,9).
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori