Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL COLLIRIO SPIRITUALE”

13 Dic

Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL COLLIRIO SPIRITUALE”

L’argomento di oggi

IL COLLIRIO SPIRITUALE

La medicina è la più umanistica tra le scienze naturali e la più scientifica tra le scienze umane.

Edmund D. Pellegrino

La riflessione di oggi

Nel 1276, a Viterbo, fu eletto papa col nome di Giovanni XXI il cardinale portoghese Pietro di Giuliano che un’antica tradizione ha presentato come medico, anzi, archiatra pontificio, con specializzazione in oftalmologia. Evochiamo la sua figura nel giorno in cui il calendario reca la memoria di Lucia, la santa siracusana, martire sotto Diocleziano nel 304, raffigurata mentre regge su un vassoio i suoi occhi, frutto simbolico del suo nome che parla di luce. Nell’Apocalisse si suggerisce ai fedeli di Laodicea di acquistare da Cristo «collirio per ungersi gli occhi e recuperare la vista» (3,18). In quella città dell’Asia Minore prosperava una scuola di oculistica che aveva escogitato una polvere speciale per curare le affezioni oftalmiche. Naturalmente il dato viene trasfigurato dall’autore dell’Apocalisse in metafora spirituale.

Sulla scia di queste memorie, ho sopra proposto una suggestiva affermazione che ho letto nel saggio Humanism and the Physician (1979) del medico e filosofo americano Edmund D. Pellegrino. C’è una verità profonda in quelle parole: la tecnica non basta, ci vuole anche l’umanità. La medicina non è sorta come una scienza asettica da laboratorio, ma come una disciplina umanistica che alla terapia aggiungeva il calore umano della vicinanza al malato, all’anatomia univa la spiritualità, all’assistenza la «compassione». Il dolore, infatti, non è mai una questione solo fisiologica, ma anche esistenziale. Non per nulla il sofferente cerca ascolto, condivisione, affetto e spesso ora si parla di alleanza tra medico e paziente. Cerchiamo, allora, anche se non siamo medici, di intrecciare cura e condivisione, premura e sentimento quando abbiamo in casa o visitiamo un infermo. Egli non è mai solo un caso clinico o un degente, ma una persona che soffre e anela a una presenza amorosa.

(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori)