Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL NOMADE E LA CASA”

31 Gen

Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL NOMADE E LA CASA”

L’argomento di oggi

IL NOMADE E LA CASA

È inutile chiedere a un nomade consiglio su come costruire una casa. Il lavoro non arriverà mai alla fine.

Aforisma cinese

La riflessione di oggi

Si era definito «collezionista di luoghi»: lo scrittore inglese Bruce Chatwin (1940-1989) è stato, infatti, un infaticabile vagabondo e il succo di questo peregrinare senza sosta si è riversato nei suoi libri che miscelano reportage e fantasia, storia e autobiografia, resoconto e racconto. Nella sua opera Le vie dei canti (1987) egli cita la frase sopra tradotta attribuendola a un «Libro delle odi» cinesi. È facile intuire la verità di questo aforisma: il nomade ama ciò che è «in-finito» e quindi è arduo costringerlo a interessarsi di ciò che è «finito», come dev’essere appunto una casa stabile. Proviamo, allora, a metterci dal suo punto di vista perché serve forse a temperare il nostro attaccamento a una cosa, a una casa, a un luogo.

Certo, c’è un valore anche nella stabilità, tipica del sedentario: essa rimanda alla continuità, alla solidità, ai punti fermi da acquisire e custodire. Tuttavia c’è il rischio di rimanere abbarbicati alla realtà finita e circoscritta, come una cozza allo scoglio. Si perde il gusto della ricerca e dell’attesa, si dimentica che il respiro dell’uomo tende verso l’infinito, si temono i grandi orizzonti. Ecco perché talora è importante viaggiare. Un altro grande scrittore, l’austriaco Hugo von Hofmannsthal (1874-1929), diceva che «l’uomo scopre nel mondo quello che ha dentro di sé, ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé». È, però, altrettanto vero che, viaggiando, si scopre anche quello che è diverso da sé e così il cuore e la mente s’allargano, andando oltre il perimetro del proprio piccolo mondo.

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori