Dieci minuti con se stessi – argomento: “LA TOMBA NEL CUORE”
LA TOMBA NEL CUORE
Fratello, se vieni a visitare la mia tomba, non ti dimenticare della tua bara. Non è giusto, però, addolorarsi per l’unione con Dio. Dopo la mia morte non cercare la mia tomba sulla terra: la mia tomba è nel cuore di coloro che amano.
Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūm
La riflessione di oggi
Più di una volta anch’io ho sostato a Konya, in Turchia, sotto la grande cupola verde del «monastero» musulmano ove si leva il cenotafio di Gilal al-Din Rum, il grande poeta mistico del XIII secolo, già altre volte evocato. Accanto si leggono le parole che ho sopra citato e che egli aveva dettato come sua ideale epigrafe. Le facciamo risuonare in questo mese tradizionalmente dedicato alla memoria dei defunti perché esse contengono una fiducia che possiamo condividere e rischiarare alla luce della speranza cristiana. Due sono i messaggi che Rum vuole lasciare.
Certo, il distacco dalla consuetudine terrena con la persona amata genera pianto e dolore. Ma, ammonisce il «Maestro» (come veniva chiamato), in realtà il fedele, oltre la soglia della morte, è accolto dalle braccia di Colui che l’aveva creato. Non per nulla un’antica preghiera musulmana invoca: «Dio mio, concedimi di morire nel desiderio di incontrarti. Concedimi di prepararmi al giorno dell’Incontro». Ecco, la morte non è un estuario nel nulla, ma l’Incontro per eccellenza con Dio nella casa del suo regno. C’è, poi, un altro messaggio: certo, desideriamo avere un bel sepolcro per noi e per i nostri cari. Ma la tomba più bella è nel cuore di chi ci ha amato. Non è, questo, un freddo sepolcro di marmo, ma un grembo vivo in cui ancora viviamo, amiamo e siamo amati.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori