Dieci minuti con se stessi – argomento: “L’ANTICO E IL NUOVO”
L’ANTICO E IL NUOVO
Tutto è stato già detto. Arriviamo, infatti, un po’ troppo tardi per dire qualcosa di nuovo. Sono già settemila anni che ci sono gli uomini.
Jean De La Bruyère
La riflessione di oggi
Lo scrittore moralista francese Jean de La Bruyère viveva nel Seicento e, quindi, non poteva sapere che l’uomo ha in realtà alle sue spalle una ben più lunga presenza sulla terra dei settemila anni, come è stato dimostrato dalla paleoantropologia. Ciò non toglie, però, che il suo asserto abbia un’anima profonda di verità. Goethe, nelle sue Massime e riflessioni, non esitava ad affermare che «tutti i pensieri intelligenti sono già stati pensati, occorre solo tentare di ripensarli». Ebbene, proprio quest’opera di ripensamento è feconda di nuove idee. Per ciò, chi non ricorda il passato non riesce a vivere e a comprendere il presente e a sviluppare il futuro.
In questa luce si spiega l’impasse in cui si sta avvitando la società contemporanea così «smemorata»: ignorare l’eredità culturale e spirituale del passato è tutt’altro che liberarsi dai legacci che impediscono la corsa della ricerca; è un impoverimento e un indebolimento per cui non si riesce più a varcare nuovi e più vasti orizzonti, precipitando nell’immediato, nel superficiale, nel banale. Abbiamo citato altre volte l’immagine medievale che definiva l’umanità presente come una serie di nani sulle spalle dei giganti del passato. Ma è proprio da questa nostra posizione che vediamo più avanti degli stessi giganti. Guai, però, se restiamo a terra, illudendoci di ricominciare da capo, cancellando tutto ciò che è cresciuto con fatica e grandezza attraverso i secoli che sono già trascorsi. Quindi, non tutto è stato detto, come voleva La Bruyère, molto è ancora da scoprire, pensare e dire, ma tutto questo nuovo fiorisce sul terreno dell’antico.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori