Dieci minuti con se stessi – argomento: “L’AVVERSARIO”
L’AVVERSARIO
Avversario: essere deprecabile che si permette di avere le nostre stesse aspirazioni.
Ambrose Bierce
La riflessione di oggi
Non è la prima volta che apriamo le pagine del Dizionario del diavolo dello scrittore americano Ambrose Bierce, personaggio avventuroso e stravagante. Bisogna riconoscere che il suo diavolo -come per altro ben conviene alla sua professione demoniaca – conosce alla perfezione i vizi umani. Eccone uno «capitale», la superbia, madre dell’invidia. È facile, infatti, immaginare la nostra reazione di fronte a chi aspira alla stessa carica a cui teniamo tanto. Ma come si permette di collocarsi al nostro stesso livello, anzi, come osa ritenersi più adatto a quell’investitura? Ragionamenti banali, certo, e meschini. Eppure quando il morso dell’invidia si è fatto sentire nell’anima superba, non c’è spazio per il controllo e lo stesso buon senso. Il cuore è travolto da un astio che spinge a considerare l’altro come avversario ingiusto e indegno solo perché desidera per sé quello che vorremmo per noi stessi.
Ma fermiamoci un momento su questa categoria: l’«avversario». Come dice il latino è uno che è adversus, contro di noi, o almeno è considerato tale. È interessante vedere come una lingua nobile qual è l’italiano abbia dipinto suggestivamente nel suo vocabolario la livida gamma delle tonalità dell’avversione. L’avversario è nemico, rivale, antagonista, contendente, competitore, emulo, oppositore. Sfumature differenti ma striate dal filo nero dell’ostilità, dell’antipatia, dell’odio e fin del disgusto. Liberarsi dalla sindrome dell’avversario è, quindi, un esercizio complesso che ha come programma quello che scriveva san Paolo: «Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere… Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male col bene» (Romani 12,20-21).
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori