Dieci minuti con se stessi – argomento: “L’IMITAZIONE”

Un giorno un corvo vide una pernice che camminava in modo molto bello ed elegante. Pensò: potessi camminare anch’io con tanta grazia! Osservò i suoi movimenti raffinati e composti e decise di assumere la maniera di camminare della pernice, imitandone il modo di muoversi. Ma ogni sforzo fu vano. Anzi, finì addirittura col dimenticare il proprio modo di camminare e rimase incerto per tutta la vita.

Favola indiana

La riflessione di oggi

Questa favola indiana, assunta anche dalla tradizione araba, può essere considerata una variante di quella della cornacchia che si riveste invano delle penne del pavone. L’elemento morale fondamentale qui, però, più che sulle apparenze si concentra sul tema dell’imitazione. Una pratica di sua natura ambigua. Può essere, infatti, positiva quando la persona si coinvolge spiritualmente ed eticamente in una scelta di vita autentica che vede attuata in modo luminoso da una figura alta, nobile e giusta. Famoso è il motto paolino che ha dato origine all’imitatio Christi, un impegno spirituale emblematicamente descritto nella celebre opera omonima: «Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo» (1 Corinzi 11,1).

Purtroppo, però, c’è anche un altro volto dell’imitazione ed è la scimmiottatura o l’atteggiamento pappagallesco. È quel miserevole comportamento, modellato su questi due animali, la scimmia e il pappagallo (che però agiscono «naturalmente»), di seguire mode e modi in forma becera. Ecco, allora, i giovani che ripetono in maniera stucchevole tic, abbigliamenti e linguaggio dei loro idoli sportivi o canori; gli anziani che si lasciano prendere da patetiche tentazioni giovanilistiche; persone serie che si immiseriscono in comparsate televisive nella convinzione di diventare «popolari» e così via. Alla fine non si è più consapevoli di se stessi, della propria dignità e della stessa realtà.

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori