Dieci minuti con se stessi – argomento: “MORIRE SENZA AVER VISSUTO”
MORIRE SENZA AVER VISSUTO
Morire è tremendo, ma l’idea di dover morire senza aver vissuto è insopportabile.
Erich Fromm
La riflessione di oggi
Come ogni anno, giunge questa data che permette anche alla morte di aprirsi un varco nella mente delle persone che fanno di tutto per ignorarla. Eppure questa «apolide» – come è stata definita, proprio perché nessuno vorrebbe concederle il diritto di cittadinanza – è insediata in ogni punto della terra; mentre state leggendo queste righe, sicuramente un uomo o una donna giungono a quella frontiera estrema dell’esistenza. Ebbene, ho voluto qui far entrare sulla ribalta la morte attraverso una testimonianza «laica», quella di uno psicoanalista tedesco, naturalizzato americano, (era nato nel 1900 a Francoforte), Erich Fromm, che morirà nel 1980 a Locarno, dopo aver lasciato opere molto popolari (Avere o essere? e L’arte di amare), un autore a cui ci siamo riferiti già altrove.
Lo spunto di riflessione che egli ci offre è, invece, desunto da un altro suo saggio, Dalla parte dell’uomo, ed è una severa analisi della «brutta morte». Noi con questa espressione bolliamo certe fini tragiche, in incidenti o tra sofferenze atroci. In realtà dovremmo temere piuttosto il «morire senza aver vissuto». Fromm scriveva anche, sempre in quel saggio, che «l’uomo muore spesso prima di essere nato del tutto». È vero: ci sono molti che concludono la parabola della loro vita senza essere cresciuti pienamente, rimanendo ancora imperfetti, informi, incompiuti. Ciò che ci deve amareggiare è, dunque, arrivare a quella meta senza avere colmato di vita, di senso, di opere giuste, di verità e di bellezza i nostri giorni passati. Avere allora mani vuote perché vuota è stata la nostra vita sarà la vera «brutta morte».
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori