Dieci minuti con se stessi – argomento: “SALA D’ATTESA”

15 Mar

Dieci minuti con se stessi – argomento: “SALA D’ATTESA”

L’argomento di oggi

SALA D’ATTESA

Se si vuol costruire la casa della felicità, ci si ricordi che la stanza più grande dev’essere la sala d’attesa.

Jules Renard

La riflessione di oggi

Ci sono frasi che ti vengono incontro in modo casuale. I lettori della mia età hanno sicuramente avuto, come me, tra i libri della loro adolescenza il patetico Pel di Carota che il romanziere francese Jules Renard pubblicò nel 1894, con l’amara storia del piccolo Lepic, non amato da nessuno in famiglia, spinto fino al suicidio, per fortuna evitato in extremis. Ebbene, in una libreria specializzata in testi francesi mi viene tra le mani un tomo ove, accanto al romanzo, c’è pure il Diario di Renard: sfoglio con nostalgia quelle pagine e in finale trovo la nota sopra citata, a metà strada tra il realismo e il pessimismo.

È, comunque, certo che, se mai abiteremo nella casa della felicità, per occuparla avremo dovuto sostare a lungo nella sala d’attesa. Chi viaggia molto con treni e aerei sa quanto siano snervanti le soste in quelle sale che spesso rivelano – soprattutto nelle stazioni ferroviarie – uno strano campionario di umanità. Ci si adatta a fatica all’attesa perché è proprio dell’uomo, soprattutto di quello moderno, volere tutto e subito. Così, si smania, ci si agita, si recrimina, ma non c’è niente da fare, la felicità non arriva, anzi, sembra essere un treno non solo in ritardo ma persino soppresso. È per questo che, in quell’attesa, la virtù più delicata ma anche la più necessaria è quella della speranza. Il poeta francese Charles Péguy che a essa ha dedicato un poemetto scriveva: «È sperare la cosa difficile – a voce bassa e vergognosamente. E la cosa facile è disperare, ed è la grande tentazione». In quella sala d’attesa, ove forse siamo da anni, non lasciamoci catturare dalla sfiducia: un giorno anche per noi verrà il treno della felicità.

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori