DOMENICA XXXII DEL TEMPO ORDINARIO
Colore liturgico VERDE (anno C)
“VITA NUOVA …”
CANTO DEL VANGELO (Ap 1, 5-6)
Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo è il primogenito dei morti:
a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.
Alleluia.
VANGELO (Lc 20,27-38)
Dio non è dei morti, ma dei viventi.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Parola del Signore
Lode a te o Cristo
COMMENTO di don Roberto Seregni
Di ritorno dalla Messa al cimitero per l’ottavario dei defunti, faccio il giro più lungo possibile per ritornare in Oratorio. L’autunno è stupendo. I colori che spuntano da alberi e cespugli hanno tutte le sfumature di colore dal verde al rosso fuoco. Le cime già innevate lanciano lame di riflessi che esaltano trasparenze e contrasti. Cammino in silenzio e ringrazio il buon Dio che si prende cura di noi anche con questa bellezza. Un tappeto di foglie dai mille colori accompagna la mia gratitudine e ripenso al Rabbì, a quell’ennesimo tranello posto dai sadducei. (Ho dovuto presentare questo brano di Vangelo agl’ottantacinque ragazzi di quarta elementare della mia comunità e ho sudato di più del giorno della tesi!)
I sadducei rappresentavano l’ala aristocratica e conservatrice di Israele, e si opponevano con forza al tradizionale insegnamento sulla resurrezione, considerandolo un’ aggiunta posticcia all’autentico insegnamento di Mosè.
La resurrezione è un’idea ridicola, sostengono i sadducei, e per mettere in crisi Gesù raccontano la storia della donna “ammazamariti”.
La risposta di Gesù, come sempre, è geniale. Il Rabbì non si lascia imbrigliare nei ragionamenti dei sadducei, non cerca di rispondere a tono, con lo stesso metodo, ma sposta il problema.
Qui sta la grandezza e la bellezza di Gesù: per risolvere un problema sull’uomo, invita a guardare a Dio. Il testo che viene citato da Gesù non è propriamente sulla resurrezione, Lui non vuole fare una guerra esegetica a colpi di citazioni. Gesù – grandissimo! – sposta il problema: dall’uomo a Dio. Se Dio è il Dio dei vivi perché mai dovrebbe abbandonare gli uomini nella morte? Se Dio è il Dio dell’amore perché mai dovrebbe condannare al vuoto del nulla le sue creature?
Ma c’è un altro punto sul quale Gesù vuole chiarirci le idee. Non bisogna confondere rianimazione e resurrezione, sono due cose ben diverse. La vita nuova nel giardino del Padre non sarà una riedizione di quella terrestre, non avremo a che fare con il mutuo, i vicini di casa, la raccolta differenziata, la malattia, l’assicurazione della macchina, le delusioni d’amore,… La vita nuova sarà nuova per davvero! La resurrezione è un mistero di novità e di passione, non un rimpasto di materiali di recupero.
Animo fratelli, siamo chiamati a questa bellezza, siamo destinati a questo mistero di novità! Tutto inizia ora, oggi, adesso. Come per Zaccheo. E’ l’oggi che dice la qualità del mio vivere da vivo. E’ la quotidianità che decide il mio vivere da risorto.