XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

07 Ago

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Colore liturgico VERDE (anno C)

 “ATTENDERE L’ATTESO …”

 CANTO DEL VANGELO  (Mt 24,42-44)

Alleluia, alleluia.
Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.

Alleluia.

 VANGELO (Lc 12,32-48)
Anche voi tenetevi pronti.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Parola del Signore
Lode a te o Cristo

COMMENTO di don Roberto Seregni

Strani incroci quella della liturgia. Nel cuore delle vacanze, mentre molti fortunati si godono il fresco della montagna o lo scintillio delle spiagge, il Vangelo ci richiama su uno dei temi centrali della spiritualità cristiana: l’attesa.
Rileggendo il brano di Luca mi è venuto spontaneo pensare alle molte giovani madri che ho conosciuto in questo ultimo periodo. Guardandole negl’occhi ho scoperto cosa vuol dire attendere. E’ questione di attenzione, di vigilanza, di piccoli impercettibili segnali che annunciano un evento. E poi una presenza. E’ lui. E’ lei. Finalmente posso incrociare il suo sguardo.
E’ questa l’attesa a cui il Vangelo ci richiama. Non solo quella dell’ultimo giorno, l’incontro definitivo con il Signore Risorto e Glorioso. L’attesa a cui siamo richiamati è quella di ogni giorno. E’ la quotidianità il luogo e il tempo in cui esercitare l’arte dell’attesa.
La cintura ai fianchi (utile ai contadini e ai viandanti per arrotolare le vesti ed essere più comodi e agili) e le lucerne accese, sono segni della vigilanza e dell’attesa quotidiana a cui siamo chiamati.

Le parole del Rabbì di Nazareth sono un appello all’esigenza di rimettersi in gioco nella propria vocazione, di ridire un sì più robusto e consapevole alle proprie scelte, a sintonizzarsi quotidianamente con la voce dello Spirito.
L’attesa del Signore ha come perimetro la quotidianità, le relazioni famigliari e lavorative, le scelte economiche e amministrative. La profezia evangelica a cui siamo chiamati, si gioca nei nostri appartamenti, nelle fabbriche e negli uffici.
Il Signore verrà all’improvviso, come il ladro della parabola di Gesù.
Solo chi vive nell’attesa, sarà pronto ad accogliere e a riconoscere l’Atteso.

Animo, fratelli! Non lasciamoci sorprendere, chiediamo che lo Spirito ci doni un cuore vigile e occhi attenti per riconoscere il passaggio dell’Atteso. Nulla possa distrarci. Nulla possa rubarci la Sua Parola. Nulla possa assopirci nella nostra veglia.