XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Colore liturgico VERDE (anno C)
“NON SOLO QUESTIONE DI PELLE …”
CANTO DEL VANGELO (1Ts 5,18)
Alleluia, alleluia.
In ogni cosa rendete grazie:
questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Alleluia.
VANGELO (Lc 17,11-19)
Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.
+ Dal Vangelo secondo Luca
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore
Lode a te o Cristo
COMMENTO di don Roberto Seregni
La Parola che la liturgia ci regala questa domenica, ci riporta a meditare sulla nostra fede. La scorsa settimana, con l’esempio del granello di senape, Gesù ci ha fatto scoprire che la fede non è solo questione di quantità, ma di qualità. La verità del mio rapporto con Dio non è la somma di quella che faccio o di quello che non faccio, ma è un cammino in profondità, alla ricerca dell’ autenticità della relazione figliale con il volto del Padre rivelato dal Figlio.
Oggi la Parola ci ributta in questa riflessione.
I dieci lebbrosi sono ligi alle indicazioni della scrittura (Lv 13,46): si fermano a distanza e gridano per farsi sentire. Pure Gesù si mostra attento alla legge (Lv 5,12-14) e li invia dai sacerdoti per la dichiarazione di guarigione avvenuta.
In questo incontro, però, c’è qualcosa che non quadra. Gesù invia i lebbrosi dai sacerdoti del tempio ancora prima che essi siano guariti. I dieci, pieni di fiducia, si mettono in cammino e lungo la strada si scoprono purificati dalla loro tremenda malattia. Sembra quasi che la guarigione sia un dono per l’abbandono e la prontezza che essi hanno dimostrato nel seguire le parole del Rabbì.
Ma di questi dieci, solo uno – un samaritano… – torna a ringraziare. La liberazione della malattia si è dimostrata di gran lunga più facile della guarigione dall’ingratitudine. I nove ex-lebbrosi sono un’ immagine realistica di una fede ancora diffusa, che ricorre a Dio come un celeste taumaturgo, un grande mago potente e misterioso che dispensa guarigioni a suo piacimento. Un Dio da ingraziare e da convincere. Un Dio da tirare dalla propria parte con abbondanti prestazioni religiose.
Insomma: un Dio che non c’azzecca un tubo con il Padre rivelato da Gesù.
Per questo, dicevo, dobbiamo curare la qualità della nostra fede.
I guariti sono dieci, ma solo il samaritano è tornato a ringraziare. Ciò che fa la differenza è la guarigione del cuore. Non è solo questione di pelle, c’è una lebbra più profonda da cui purificarci. I nove si sentono a posto, si fermano alla superficie, hanno già avuto quello che volevano, perché tornare? Perché perdere tempo?
Il samaritano, invece, torna dal Rabbì. Si inginocchia ai suoi piedi e lo ringrazia. Che bella questa gratitudine, quanto ne abbiamo bisogno! Siamo così anestetizzati, così assuefatti che diamo tutto per scontato e abbiamo perso la bellezza semplice della gratitudine verso Dio e fra di noi.
Coraggio, cari amici! Mettiamo ancora sotto il vaglio del Vangelo la nostra fede, lasciamo che la Parola di Gesù trasfiguri e purifichi l’immagine di Dio che ci abita il cuore. Incamminiamoci sui sentieri della gratitudine e impariamo a lasciarci stupire dall’amore che ci circonda.